Paolo Ventura, nato a Milano nel 1968, è un fotografo, artista visivo e scenografo italiano, noto a livello internazionale per il suo approccio narrativo e teatrale alla fotografia. Cresciuto in un ambiente familiare fortemente creativo, Ventura è figlio di Piero Ventura, illustratore e autore di libri per l’infanzia molto attivo negli anni Settanta e Ottanta. Questo contesto ha influenzato profondamente la sua sensibilità artistica, alimentando fin da giovane un immaginario visivo ricco di suggestioni letterarie, fiabesche e storiche.
Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano tra il 1989 e il 1991, Ventura ha intrapreso una carriera come fotografo di moda, collaborando con riviste prestigiose come Elle, Marie Claire, Amica e Vogue Gioiello. Tuttavia, il mondo patinato della moda non ha mai rappresentato il suo vero interesse artistico. Già alla fine degli anni Novanta, dopo circa un decennio di attività nel settore commerciale, Ventura decide di abbandonare la fotografia editoriale per dedicarsi a una ricerca più personale e sperimentale.
Il trasferimento a New York, e più precisamente nel quartiere di Brooklyn, segna una svolta decisiva nella sua carriera. In un piccolo studio, quasi uno sgabuzzino, Ventura inizia a costruire diorami fotografici ispirati ai racconti della Seconda Guerra Mondiale tramandati dalla nonna. Queste miniature, realizzate con materiali di recupero e una meticolosa attenzione ai dettagli, diventano il fulcro di un nuovo linguaggio visivo che mescola fotografia narrativa, scenografia teatrale, pittura e collage.
Nel 2006 pubblica il suo primo libro d’artista, “War Souvenir”, edito da Contrasto, che raccoglie le immagini dei diorami bellici. Il successo è immediato e internazionale: le opere vengono esposte in gallerie e musei di prestigio, e la BBC include Ventura nel documentario The Genius of Photography (2007), consacrandolo come uno degli autori più innovativi della fotografia contemporanea italiana.
Nel 2010 Ventura torna in Italia, stabilendosi ad Anghiari, un piccolo borgo toscano dove aveva trascorso parte dell’infanzia. Qui ristruttura un vecchio granaio trasformandolo in studio, e continua la sua produzione artistica, coinvolgendo anche la famiglia nei suoi progetti. La moglie Kim, il figlio Primo e il fratello gemello Andrea diventano attori e modelli delle sue “Short Stories”, una serie di fotografie che esplorano temi come la memoria, l’identità e la finzione.
Nel corso degli anni, Ventura ha esposto in istituzioni come il Museum of Fine Arts di Boston, la Library of Congress di Washington, il MACRO di Roma, il MART di Rovereto, la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, e ha partecipato alla Biennale di Venezia. Le sue opere sono state acquisite da collezioni pubbliche e private, e ha collaborato con teatri come il Lyric Opera di Chicago e il Teatro Regio di Torino per la realizzazione di scenografie e costumi.
Ventura è tuttora attivo e vive tra Milano e Anghiari. La sua produzione più recente include lavori pittorici e libri per bambini, oltre a progetti fotografici che continuano a esplorare il confine tra realtà e immaginazione.
Stile Fotografico e Tecniche Narrative
Il linguaggio visivo di Paolo Ventura si distingue per una forte componente narrativa, che lo colloca in una posizione unica nel panorama dell’arte contemporanea italiana. La sua fotografia non si limita alla documentazione del reale, ma si configura come una messa in scena, una costruzione artigianale di mondi immaginari che prendono forma attraverso diorami fotografici, scenografie teatrali e interventi pittorici.
Ventura ha dichiarato più volte che “la realtà così com’è mi interessa poco, esiste già. Allora la ricostruisco a modo mio”. Questo principio guida il suo processo creativo, che parte dalla costruzione fisica di ambientazioni in miniatura, spesso realizzate con materiali di recupero, cartone, tessuti e oggetti trovati nei mercatini. Ogni elemento – dalle finestre ai pavimenti, dalle lampade ai cieli – è progettato e assemblato con cura, fino a ottenere un set tridimensionale che viene poi fotografato.
La fotografia, in questo contesto, rappresenta l’atto finale di un processo complesso, che include ricerca storica, manualità artigianale, composizione scenografica e intervento pittorico. Ventura utilizza spesso la Polaroid per scattare anteprime, verificare la coerenza visiva e poi procedere con la fotografia definitiva. In alcune opere, sovrappone alla fotografia interventi pittorici e collage, accentuando il carattere onirico e sospeso delle immagini.
Il suo stile è stato definito come realismo magico fotografico, per la capacità di evocare atmosfere fiabesche e malinconiche, dove il tempo sembra sospeso e i personaggi – spesso burattini, clown, soldati, suore, giocolieri – abitano mondi che oscillano tra memoria e invenzione. Le sue immagini sono racconti visivi, costruiti con una logica cinematografica, dove ogni dettaglio contribuisce alla narrazione.
Ventura ha esplorato anche il tema del doppio, dell’identità frammentata, della scomparsa e della trasformazione. In molte opere, l’artista stesso appare come personaggio, travestito o mimetizzato, in una sorta di autoritratto narrativo. Questo gioco di ruoli e maschere richiama il teatro, il circo, la commedia dell’arte, e si riflette nella costruzione di scenografie fotografiche che diventano palcoscenici per storie immaginarie.
La sua poetica si nutre di memorie familiari, racconti infantili, suggestioni storiche e immaginari collettivi. I riferimenti agli anni Trenta e Quaranta, alle guerre, ai bar di periferia, ai vicoli bombardati, non sono mai didascalici, ma evocativi. Ventura non cerca la verità storica, ma l’emozione del ricordo, la dimensione latente dell’immagine.
Negli ultimi anni, ha ampliato il suo linguaggio includendo installazioni, sculture di carta, libri illustrati e tecniche miste. Progetti come Bologna 10 + 1 e Milano Proiezioni Astratte mostrano una crescente attenzione alla pittura urbana, alla decontestualizzazione architettonica e alla sottrazione narrativa, dove lo spettatore è invitato a completare la storia con la propria immaginazione.
Ventura è considerato uno dei principali esponenti della fotografia narrativa italiana contemporanea, e il suo lavoro continua a influenzare nuove generazioni di artisti visivi, scenografi e fotografi.
Le Opere principali
Le opere di Paolo Ventura si articolano in cicli narrativi coerenti, ciascuno caratterizzato da una precisa ambientazione, una tecnica specifica e un tema dominante. Di seguito, le principali:
- War Souvenir (2006): raccolta di fotografie di diorami ispirati alla Seconda Guerra Mondiale, basati sui racconti della nonna. Pubblicato da Contrasto.
- Winter Stories (2009): serie poetica e malinconica ambientata in paesaggi invernali. Pubblicato da Aperture.
- The Automaton (2012): progetto dedicato a Venezia, con atmosfere surreali e personaggi meccanici. Pubblicato da Dewi Lewis.
- Short Stories (2016): narrazioni brevi con protagonisti la famiglia dell’artista, ambientate nel suo studio toscano. Pubblicato da Aperture.
- Quarantine Diary (2020): diario visivo realizzato durante il lockdown, con riflessioni intime e immagini sospese.
- Photographs and Drawings (2020): monografia che raccoglie disegni e fotografie, pubblicata da Silvana Editoriale.
- Autobiografia di un Impostore (2021): libro narrativo illustrato, in collaborazione con Laura Leonelli.
- Milano Proiezioni Astratte (2024): progetto urbano che combina fotografia, pittura e collage, dedicato alla città di Milano.
- Bologna 10 + 1 (2024): serie di paesaggi urbani spogli, realizzati con tecniche miste e presentati al MAMbo.
- L’Oca Gigante e altre meraviglie (2025): mostra retrospettiva con opere inedite, installazioni e scenografie tridimensionali.
Fonti
- Paolo Ventura – Wikipedia
- Festival della Fotografia Italiana
- Bugno Art Gallery
- Marcorossi Artecontemporanea
- Phocus Magazine
- Il Giornale dell’Arte
- Finestre sull’Arte
- Danilo Montanari Editore
Mi chiamo Marco Americi, ho circa 45 anni e da sempre coltivo una profonda passione per la fotografia, intesa non solo come mezzo espressivo ma anche come testimonianza storica e culturale. Nel corso degli anni ho studiato e collezionato fotocamere, riviste, stampe e documenti, sviluppando un forte interesse per tutto ciò che riguarda l’evoluzione tecnica e stilistica della fotografia. Amo scavare nel passato per riportare alla luce autori, correnti e apparecchiature spesso dimenticate, convinto che ogni dettaglio, anche il più piccolo, contribuisca a comporre il grande mosaico della storia dell’immagine. Su storiadellafotografia.com condivido ricerche, approfondimenti e riflessioni, con l’obiettivo di trasmettere il valore documentale e umano della fotografia a un pubblico curioso e appassionato, come me.


