La General Products Company fu fondata negli Stati Uniti nel 1938 da Max Bressler, un imprenditore e inventore attivo nell’ambito della produzione industriale leggera, con particolare attenzione al settore delle apparecchiature fotografiche a basso costo. La creazione dell’azienda avvenne sotto forma di “doing business as”, una formula giuridica commerciale comune nell’Illinois e in altri stati americani, che permetteva a un soggetto di operare sotto un nome di fantasia senza la costituzione immediata di una corporation. In questo caso, il nome operativo era proprio General Products Co., e la sede legale era situata nella periferia industriale di Chicago, in un distretto noto per ospitare numerose piccole manifatture legate alla produzione di metallo, plastica stampata e meccanica leggera.
Una data chiave nella documentazione aziendale è il 9 maggio 1938, giorno in cui Max Bressler appare in un filing legale per la registrazione del marchio “Candex Camera”, segnalando chiaramente l’intenzione di avviare una linea di fotocamere economiche per il mercato consumer. L’uso del nome “Candex” — chiaramente ispirato a suoni moderni e sintetici — si inseriva nella tradizione commerciale americana di coniare nomi brandizzati facilmente memorizzabili, un’abitudine diffusa tra i piccoli produttori di hardware fotografico tra gli anni Trenta e Quaranta.
Il contesto economico in cui nacque la General Products Co. era complesso: l’America si stava risollevando lentamente dalla Grande Depressione, e il settore fotografico si divideva fra la fascia alta, dominata da prodotti europei importati, e una fascia inferiore dominata da produttori domestici di fotocamere in plastica e metallo pressato. Proprio in questo segmento si collocava la General Products, con un modello di business fondato su design meccanici semplificati, materiali economici, e assemblaggio semi-artigianale su piccola scala.
Tra le prime attività documentate dell’azienda vi fu la produzione di fotocamere box da 35mm e da 127, destinate ai negozi al dettaglio, alle farmacie e ai grandi magazzini regionali. I prodotti erano tipicamente venduti in confezioni minimali, talvolta accompagnati da un rullo di pellicola, e spesso promossi come regali scolastici o articoli promozionali aziendali. Il modello più emblematico, noto semplicemente come Candex, presentava una struttura in bachelite nera, una lente fissa in menisco, e un otturatore rotativo monovelocità, tecnicamente molto simile a prodotti coevi della Metropolitan Industries.
Già dalle prime analisi di mercato e dalle osservazioni sulla componentistica, emerse una notevole somiglianza tra i modelli General Products e quelli di Metropolitan Industries, al punto che è stata ipotizzata non solo una collaborazione tecnica, ma anche una condivisione di stampi, disegni meccanici e canali di produzione. Questa parentela industriale, benché mai formalmente documentata in modo esaustivo, trova fondamento in numerosi esemplari sopravvissuti che condividono dettagli strutturali identici, come l’uso del medesimo otturatore, le stesse dimensioni delle sedi per le bobine, e persino le iscrizioni nei corpi macchina in rilievo negativo.
Va anche ricordato che il nome di Max Bressler appare più volte negli archivi dei brevetti statunitensi legati a meccanismi fotografici, segno di un coinvolgimento diretto non solo nel lato commerciale, ma anche in quello progettuale. Tra il 1938 e il 1941, furono depositate almeno tre richieste di brevetto per meccanismi semplificati di otturatore a molla, in cui compare lo stesso indirizzo aziendale legato alla General Products.
L’identità della General Products Company, almeno nei suoi primi anni di vita, va dunque interpretata come quella di una fabbrica per produzioni a tiratura medio-piccola, capace di operare a basso costo, fortemente orientata al mercato nazionale, e attenta a sfruttare la congiuntura favorevole che si era creata per le aziende che riuscivano a colmare il vuoto lasciato dalle importazioni europee bloccate dalla guerra imminente.
Produzione, design industriale e modelli noti
La produzione della General Products Company si basava su un principio fondamentale: realizzare fotocamere semplici, robuste, con un costo di fabbricazione contenuto, capaci di funzionare con pellicola in formato standard e dotate di un design che fosse riconoscibile pur nella sua estrema essenzialità. Per questo motivo, l’azienda fece largo uso di bachelite, un materiale plastico termoindurente resistente agli urti, facilmente modellabile in stampi complessi e in grado di sopportare il calore generato dai processi produttivi ad alta pressione.
I modelli più diffusi prodotti da General Products presentavano caratteristiche tecniche minimali ma coerenti con la fascia di mercato: obiettivo singolo in menisco non intercambiabile, tempo di esposizione fisso (generalmente 1/50s), messa a fuoco fissa a iperfocale, e mirino ottico a riflessione, spesso collocato lateralmente. Alcuni modelli adottavano otturatori a disco rotante, azionabili con leva a scatto laterale, in una configurazione che si ritrova anche in altri marchi dell’epoca, indicando una probabile fornitura comune di componenti o una produzione OEM.
Il modello Candex, in particolare, è oggi considerato il più rappresentativo del catalogo General Products. Progettato per pellicola 127 (formato allora molto diffuso per le fotocamere amatoriali), presentava un corpo macchina rigido, compatto, con design geometrico influenzato dall’estetica streamline americana degli anni Trenta. La bobina veniva caricata rimuovendo l’intero dorso, e il trascinamento della pellicola avveniva manualmente tramite manopola zigrinata, senza blocchi di avanzamento o contapose: un’impostazione che lasciava all’utente la responsabilità del corretto avanzamento.
Altri modelli attribuiti alla General Products (alcuni dei quali privi di marchio frontale) sono fotocamere destinate a film 35mm, spesso in configurazione “simplex” a singola lente con controtelaio metallico. Queste unità si distinguono per l’uso di materiale plastico scuro, incisioni minime e sportello posteriore incernierato, con chiusura a scatto. Sebbene privi di grandi innovazioni ottiche, questi apparecchi erano progettati per garantire facilità d’uso e affidabilità meccanica, una combinazione apprezzata da fotografi amatoriali, studenti e principianti.
Non risulta che la General Products abbia mai prodotto emulsioni fotosensibili, pellicole o prodotti chimici, né che abbia investito in ottiche di precisione. L’intero comparto ottico era probabilmente gestito tramite fornitori terzi locali, o mediante importazione di lenti preassemblate provenienti da fabbriche tedesche o giapponesi. Questa scelta evidenzia un’impostazione produttiva di tipo ibrido, in cui l’assemblaggio finale avveniva in sede, ma la filiera dei componenti era distribuita e flessibile.
Il design dei prodotti General Products, pur con i limiti imposti dal budget, mostrava talvolta un certo gusto geometrico e decorativo, con rilievi frontali, scanalature laterali, e modanature in stile Art Déco. Questi dettagli, destinati a differenziare visivamente i prodotti sugli scaffali, contribuiscono oggi al fascino collezionistico di questi apparecchi, alcuni dei quali sono esposti in musei di storia della fotografia o documentati in archivi di fotografia popolare americana.
La General Products Company operava attraverso distributori regionali e canali di vendita al dettaglio, tra cui grandi magazzini, farmacie e cataloghi postali. Non esistono prove di un sistema di vendita diretto o di corrispondenza diretta con il pubblico, ma la presenza ricorrente dei modelli Candex nei cataloghi fotografici degli anni Quaranta e Cinquanta indica una buona penetrazione sul mercato di fascia bassa, in particolare negli Stati del Midwest e del Nordest.
Uno dei punti più affascinanti e complessi della storia della General Products riguarda il sospetto legame industriale con Metropolitan Industries, una realtà attiva anch’essa a Chicago e nota per la produzione di fotocamere di struttura analoga. Le similitudini tra i prodotti, le date di deposito dei marchi, e persino l’uso di identici numeri di stampo in alcune parti interne delle fotocamere, lasciano intendere che le due aziende condividessero linee produttive o fornitori comuni. Alcuni studiosi sostengono che Metropolitan operasse come impianto secondario per General Products, oppure che entrambe utilizzassero impianti di terzisti specializzati in stampaggio e assemblaggio fotografico, molto attivi nella Chicago industriale pre-bellica.
Con il progredire degli anni Cinquanta, e con l’ascesa dei prodotti fotografici giapponesi a basso costo, la General Products si trovò a operare in un mercato radicalmente trasformato. La maggiore qualità ottica e meccanica delle macchine nipponiche, unite a campagne di marketing aggressive, rese obsoleti i modelli General Products, la cui struttura in plastica e ottiche fisse non poteva più competere sul piano tecnico.
Non sono note con precisione le circostanze della chiusura definitiva dell’azienda, ma le fonti archivistiche collocano l’ultimo uso documentato del marchio “Candex” tra il 1956 e il 1958, dopodiché scompare dai registri commerciali e dai cataloghi. Alcuni esemplari marcati General Products continuarono a circolare per qualche tempo nei mercatini dell’usato e nei negozi fotografici di seconda mano, ma l’azienda, priva di brevetti di peso e con un mercato di riferimento ormai scomparso, cessò di esistere come entità industriale attiva entro la fine degli anni Cinquanta.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
Attraverso il mio sito, offro una panoramica completa delle tappe fondamentali della fotografia, dai primi esperimenti ottocenteschi alle tecnologie digitali contemporanee. La mia missione è educare e ispirare, sottolineando l’importanza della fotografia come linguaggio universale.
Sono anche una sostenitrice della conservazione della memoria visiva. Ritengo che le immagini abbiano il potere di raccontare storie e preservare momenti significativi. Con un approccio critico e riflessivo, invito i miei lettori a considerare il valore estetico e l’impatto culturale delle fotografie.
Oltre al mio lavoro online, sono autrice di libri dedicati alla fotografia. La mia dedizione a questo campo continua a ispirare coloro che si avvicinano a questa forma d’arte. Il mio obiettivo è presentare la fotografia in modo chiaro e professionale, dimostrando la mia passione e competenza. Cerco di mantenere un equilibrio tra un tono formale e un registro comunicativo accessibile, per coinvolgere un pubblico ampio.