Edward Jean Steichen (nato il 27 marzo 1879 a Bivange, Lussemburgo; deceduto il 25 marzo 1973 a West Redding, Connecticut, Stati Uniti) fu una figura di spicco nella storia della fotografia, noto per le sue profonde innovazioni tecniche e per la capacità di fondere estetica e sperimentazione. Questa voce offre un percorso dettagliato attraverso la sua vita, le sue tecniche e le sue opere principali.
Edward Steichen trascorse l’infanzia tra l’Europa e gli Stati Uniti, apprendendo sin da giovanissimo l’arte del disegno e della pittura. A sedici anni, dopo il trasferimento della famiglia a Milwaukee, entrò in contatto con la comunità pictorialista americana, che sosteneva la fotografia come forma d’arte paragonabile alla pittura. Fu in questo periodo che Steichen si avvicinò alle tecniche fotografiche al bromolio e al processo al platino, processi che gli permisero di ottenere immagini con un ampio spettro tonale e un dettaglio straordinario.
Le sue prime stampe furono realizzate con la macchina a lastre piane di grande formato, dotata di un obiettivo a focale lunga che enfatizzava la profondità di campo ridotta e conferiva alle immagini un aspetto morbido e pittorico. L’uso del gelatino-bromuro d’argento gli permise di sperimentare con emulsioni sensibilizzate a diverse lunghezze d’onda, ottenendo variazioni sottili nel contrasto e nella morbidezza delle stampe.
Durante gli anni a New York, frequentò la Camera Club e strinse collaborazioni con Alfred Stieglitz, portando avanti l’ideale del Pictorialismo. In quegli anni pubblicò su riviste come Camera Work, dove condivideva articoli sulla gestione del tempo di posa, il bilanciamento dei negativi e l’ottimizzazione della chimica delle soluzioni di sviluppo. La messa a punto sperimentale di soluzioni a base di metol e idrochinone, combinata a studi sulla temperatura e sul pH, gli garantì stampe prive di granulosità e di artefatti.
Nel 1904 la celebre fotografia della Flatiron Building a New York, realizzata con posa lunga in luce naturale, si pose come manifesto delle potenzialità artistiche della fotografia. Il negativo su lastra di vetro, stampato con processo al platino, rivelò una gamma tonale che spaziava dai neri più profondi ai grigi chiarissimi, grazie a un’accurata mascheratura delle dame oscuranti e all’uso di un toner al selenio per stabilizzare le parti più scure dell’immagine.
Steichen fu un costante sperimentatore di nuovi metodi, concentrandosi in particolare sulla fotografia a colori e sui processi di stampa artigianale. Intorno al 1907 iniziò a utilizzare le lastre Autochrome Lumière, le prime lastre commerciali a colori, perfezionando la tecnica di esposizione bilanciata per ridurre l’effetto puntinato caratteristico di questo supporto, e sviluppando una particolare maschera di contrasto su emulsione invertita.
A partire dal 1910, con l’introduzione delle pellicole ortocromatiche e poi panchromatiche, Steichen sperimentò l’impiego di filtri colorati per modulare la resa tonale delle diverse componenti cromatiche. Mediante l’uso di filtri arancio e rosso, riuscì a enfatizzare i toni della pelle nei ritratti, sfruttando le differenze di sensibilità spettrale delle emulsioni per ottenere una separazione del contrasto più uniforme.
Parallelamente, perfezionò un sistema di illuminazione con flash powder per la fotografia di gioielli e still life in studio. Questo sistema adottava un riflettore a parabolica interna e un generatore di polvere flash a caduta continua, sincronizzato manualmente con l’otturatore a tendina. La resa dei dettagli metallici e delle gemme fu resa possibile dall’utilizzo di un diaframma chiuso, spesso a valori oltre f/22, e da una concentrazione controllata di polveri di magnesio che garantivano un picco di luce brevissimo.
Il suo contributo alla stampa a colori non si limitò alle lastre: sviluppò un metodo ibrido di stampa a pigmenti su carta baritata, in cui sovrapponeva più strati di paste colorate, ciascuna fissata con calore moderato, ottenendo immagini con una gamma cromatica più estesa rispetto alle tradizionali stampe albumen.
Nel 1923 Steichen venne nominato direttore artistico di Vogue e, successivamente, di Vanity Fair. In questo ruolo, combinò la sua profonda conoscenza delle tecniche fotografiche con una visione editoriale moderna, introducendo in redazione nuove attrezzature come l’obiettivo a telecellula per ridurre l’aberrazione cromatica e le pellicole policromatiche a elevata sensibilità, che permisero di scattare in condizioni di luce disponibile.
La sua metodologia prevedeva un’estesa previsualizzazione: sul set venivano eseguiti provini con lastre di prova ortocromatiche, e si regolavano tempi di posa e apertura del diaframma in funzione dell’effetto desiderato. Per i ritratti dedicò particolare attenzione alla retinatura selettiva in fase di stampa, posando delle maschere in cartoncino forato, in modo da enfatizzare o attenuare i dettagli dei tessuti e delle espressioni facciali.
L’uso del flash continuo al magnesio fu introdotto per i servizi in esterni, dove Steichen bilanciava la luce artificiale con quella solare grazie a un filtro neutro graduato applicato al paraluce. Le pellicole panchromatiche gli consentivano un bilanciamento dei toni particolarmente realistico nella resa dei colori degli abiti e degli accessori.
Il suo stile editoriale fu così influente da diventare uno standard per la fotografia di moda: l’equilibrio fra luce e ombra, la composizione architettonica delle scene e la cura estrema delle gradazioni tonali resero le sue immagini immediatamente riconoscibili.
Opere principali
Tra le opere di maggiore rilievo si segnalano la serie di ritratti di celebrità realizzati negli anni Venti e Trenta, in cui Steichen applicò la tecnica del ritratto ambientato. Il famoso scatto di Gloria Swanson, per esempio, fu realizzato con esposizione a luce continua bilanciata da quattro flash powder, per mettere in risalto la texture del vestito e l’espressività dello sguardo.
Altra realizzazione significativa è il portfolio intitolato The Family of Man (1955), concepito e curato durante la sua direzione al MoMA di New York. In questo progetto, Steichen selezionò più di 503 fotografie provenienti da 68 paesi, organizzandole secondo un percorso visivo che esalta i rapporti umani. Dal punto di vista tecnico, la stampa su carta a fibra di alta grammatura venne realizzata con un processo a silver gelatin a contrasto medio, utilizzando un rullo di stampa rotativo che garantiva uniformità e stabilità dei neri.
Gli autoritratti in bianco e nero di Steichen meritano una menzione a parte: utilizzando un grandangolo a 35mm montato su una Leica I del 1925, realizzò sequenze con tempi di posa variabili da 1/1000 a 1 secondo, sperimentando l’effetto di movimento all’interno della cornice statica.
Nella fotografia di paesaggio, le immagini della campagna del Connecticut e delle saline della Francia furono realizzate con una macchina Plaubel Makina 4Õ14, usando lastre panchromatiche sviluppate in bagno esclusivamente a base di idrochinone potassico. Le stampe vennero virate con toner al selenio e al oro pallido, per ottenere riflessi caldi nelle luci.
La sua eredità come curatore si concretizzò anche nell’allestimento di mostre itineranti: ogni pannello espositivo veniva prodotto con un montaggio su foam core e plexiglass, studiato per ridurre i riflessi e preservare la fedeltà cromatica delle immagini originali.

Sono Manuela, autrice e amministratrice del sito web www.storiadellafotografia.com. La mia passione per la fotografia è nata molti anni fa, e da allora ho dedicato la mia vita professionale a esplorare e condividere la sua storia affascinante.
Con una solida formazione accademica in storia dell’arte, ho sviluppato una profonda comprensione delle intersezioni tra fotografia, cultura e società. Credo fermamente che la fotografia non sia solo una forma d’arte, ma anche un potente strumento di comunicazione e un prezioso archivio della nostra memoria collettiva.
La mia esperienza si estende oltre la scrittura; curo mostre fotografiche e pubblico articoli su riviste specializzate. Ho un occhio attento ai dettagli e cerco sempre di contestualizzare le opere fotografiche all’interno delle correnti storiche e sociali.
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