giovedì, 4 Settembre 2025
0,00 EUR

Nessun prodotto nel carrello.

Lang Jingshan

Lang Jingshan nacque nel 1892 nella provincia di Guangdong, in Cina, e visse fino al 1995, raggiungendo l’età di 103 anni. La sua lunga esistenza attraversa quasi un secolo di evoluzione tecnologica e culturale, durante il quale Lang si affermò come il pioniere indiscusso della fotografia artistica cinese. Considerato uno dei principali innovatori nell’integrazione tra estetica tradizionale cinese e tecniche fotografiche occidentali, Lang rappresenta un vero e proprio ponte tra mondi visivi e culturali distinti, ponendo le basi per una nuova identità fotografica in Asia.

La sua carriera si sviluppò in un periodo storico di forti cambiamenti sociali e tecnologici, dalla Cina imperiale alle rivoluzioni del XX secolo fino all’era moderna. In questo contesto, Lang seppe coniugare la sua passione per la pittura e la calligrafia tradizionale cinese con le più avanzate tecniche fotografiche dell’epoca, sviluppando un linguaggio visivo unico e riconoscibile, che ha influenzato profondamente la fotografia artistica a livello mondiale.

Lang Jingshan crebbe in un ambiente fortemente influenzato dalle arti classiche cinesi, in particolare dalla pittura a inchiostro e dalla calligrafia, discipline nelle quali ricevette un’educazione rigorosa fin dalla giovane età. Questa formazione artistica si riflette profondamente nella sua visione fotografica, che non si limitava a registrare la realtà, ma mirava a interpretarla attraverso un filtro estetico e poetico radicato nella tradizione culturale cinese.

Nel 1918, Lang si trasferì a Shanghai, all’epoca centro nevralgico per l’arte, il commercio e la cultura in Cina, dove ebbe accesso alle tecnologie fotografiche occidentali e poté approfondire la pratica fotografica. Qui iniziò a usare macchine fotografiche di medio formato come la Graflex 3¼x4¼ e la Rolleiflex 6×6, strumenti che gli consentivano una notevole qualità tecnica rispetto alle macchine di piccolo formato più comuni. La scelta di questi apparecchi rifletteva una volontà di privilegiare una qualità d’immagine superiore, con una nitidezza e una gamma tonale che meglio si prestavano al suo intento artistico.

La padronanza tecnica di Lang si estendeva oltre la semplice gestione della macchina fotografica: era un esperto nel controllo dell’esposizione, combinando apertura del diaframma e tempi di posa in modo da modulare profondità di campo e resa dei dettagli. Utilizzava aperture tipiche comprese tra f/8 e f/22, a seconda dell’effetto desiderato, mentre i tempi di esposizione potevano variare da frazioni di secondo per scene ben illuminate, fino a diversi secondi nelle situazioni di luce scarsa, sfruttando cavalletti robusti per evitare vibrazioni.

Lang dimostrò grande sensibilità anche nella scelta e nello sviluppo delle pellicole. Le pellicole ortocromatiche, molto diffuse all’epoca, erano da lui preferite per il loro contrasto pronunciato tra luci e ombre, perfetto per enfatizzare la tridimensionalità degli elementi naturalistici e architettonici che amava fotografare. A fronte di alcune limitazioni nell’ambito della resa del colore – le pellicole ortocromatiche erano insensibili ai toni rossi – Lang usava sapientemente filtri colorati per compensare e modulare i contrasti. Per la stampa, utilizzava tecniche di sviluppo chimico che controllava meticolosamente, regolando temperatura, tempo e composizione delle soluzioni chimiche (come Rodinal e Pyrogallol) per ottenere gradazioni tonali ricche e un equilibrio cromatico raffinato.

La vera innovazione tecnica e artistica di Lang Jingshan risiede nella sua tecnica pionieristica di “composite photography” (fotografia composita), un metodo che lo ha reso celebre come il “padre della fotografia artistica cinese”. Questo processo consiste nel combinare più negativi o stampe, ciascuno contenente un elemento differente – ad esempio montagne, alberi, nuvole, figure umane – in un’unica immagine finale.

Il lavoro di composizione avveniva interamente in camera oscura e richiedeva una grande destrezza manuale e una profonda conoscenza tecnica. Lang sovrapponeva negativi usando mascherature precise, ritagliando e proteggendo aree specifiche per esporle separatamente durante la stampa. In molti casi interveniva anche con il ritocco a pennello sia sui negativi che sulle stampe, per modellare la luce, aggiungere sfumature o correggere dettagli, tecniche che derivavano dall’esperienza pittorica.

Questo approccio consentiva di ricreare la complessità visiva e la profondità tipica della pittura tradizionale cinese, in particolare quella dei paesaggi a inchiostro, che combinano elementi naturali in composizioni ideali e suggestive. Lang riusciva a trasporre questa estetica in fotografia, con una resa tridimensionale e una profondità tonale mai viste prima.

Lang lavorava su carte fotografiche speciali, tra cui la celebre carta di riso, che conferiva alle stampe una particolare texture e trasparenza, esaltata ulteriormente da tecniche di viraggio chimico. Tra questi, il viraggio al selenio e al tannino erano usati per aumentare la durata e la stabilità della stampa, oltre a modificare leggermente la tonalità, passando dal classico bianco e nero a tinte seppia o marroni che ricordavano l’aspetto delle antiche stampe su seta o carta.

La luce è uno degli elementi più studiati da Lang Jingshan nella sua pratica fotografica. La sua sensibilità nell’osservare e manipolare la luce naturale lo portava a scegliere i momenti del giorno in cui la luce solare era più favorevole, come le ore mattutine o del tardo pomeriggio, quando la luce è morbida e obliqua, capace di esaltare le texture e di creare volumi senza produrre ombre troppo dure.

Per le riprese in studio o in set controllati, Lang impiegava fonti di luce artificiale a incandescenza, spesso modulate da diffusori in seta o carta velina, per ammorbidire i raggi e garantire un’illuminazione uniforme e controllata. Utilizzava riflettori mobili e bandiere per modellare la luce, definire i contrasti e isolare il soggetto dallo sfondo.

La composizione visiva delle sue immagini rifletteva i principi tradizionali della pittura cinese, tra cui la regola dei “cinque elementi” e il bilanciamento dello spazio negativo. Lang integrava attentamente ogni componente nell’inquadratura, mantenendo un senso di armonia e equilibrio, che veniva amplificato dall’uso calibrato della profondità di campo, scelta per mantenere nitidi contemporaneamente elementi in primo piano e sullo sfondo.

La sua capacità di armonizzare luce, composizione e texture era tale da permettergli di creare immagini che, pur essendo fotografie, sembravano veri e propri dipinti. Questa qualità rendeva i suoi lavori immediatamente riconoscibili e ne ampliava la portata espressiva.

Lang Jingshan è stato non solo un innovatore tecnico e artistico, ma anche un promotore instancabile della fotografia come forma d’arte autonoma in Cina. Sin dagli anni Trenta, partecipò attivamente a mostre internazionali e fu uno dei primi fotografi cinesi a ottenere riconoscimenti fuori dal suo paese, portando alla ribalta internazionale la fotografia artistica cinese.

Il suo lavoro influenzò profondamente lo sviluppo di movimenti fotografici in Cina, Hong Kong, Taiwan e in tutta l’Asia orientale, stimolando la nascita di una fotografia che dialogava con le tradizioni artistiche locali ma si apriva alle innovazioni tecnologiche occidentali.

Oltre alla pratica fotografica, Lang fu anche un educatore e teorico. Scrisse numerosi manuali tecnici e saggi in cui condivideva le sue conoscenze riguardo allo sviluppo chimico, alla stampa, alla mascheratura e al ritocco fotografico. Questi testi ebbero grande diffusione in Cina e divennero un riferimento per generazioni di fotografi.

Lang promosse inoltre la sperimentazione e l’innovazione, incoraggiando l’uso di nuovi materiali, tecniche di viraggio e metodi compositivi, contribuendo a creare un fertile terreno per l’evoluzione della fotografia artistica cinese nel XX secolo.

Le opere principali

Le opere più celebri di Lang Jingshan includono le sue fotografie paesaggistiche composite, nelle quali elementi naturali come montagne, alberi, acque e nuvole si fondono in scene evocative e perfettamente equilibrate, che richiamano la tradizione pittorica cinese ma con il rigore e la precisione della fotografia.

Le sue stampe venivano spesso realizzate su carta di riso o su carte fotografiche speciali, trattate con viraggi chimici che conferivano una texture e una profondità tonale uniche. L’uso sapiente di carte fotografiche a base di fibre naturali contribuiva alla resa estetica e alla longevità delle immagini.

Nel corso della sua longeva carriera Lang sperimentò anche con la fotografia a colori, pur mantenendo un forte legame con il bianco e nero e con le sue potenzialità espressive. Scelse sempre con cura le attrezzature fotografiche, utilizzando macchine di medio e grande formato, come la Graflex 4×5 e varie fotocamere a lastre, sempre calibrate per ottenere il massimo dettaglio e la migliore resa tonale possibile.

Lang Jingshan è ricordato come un maestro che ha saputo fondere tradizione e modernità, tecnica e arte, creando un linguaggio fotografico capace di superare barriere culturali e temporali, e che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per la fotografia artistica in Cina e nel mondo.

Curiosità Fotografiche

Articoli più letti

FATIF (Fabbrica Articoli Tecnici Industriali Fotografici)

La Fabbrica Articoli Tecnici Industriali Fotografici (FATIF) rappresenta un capitolo fondamentale...

Otturatore a Tendine Metalliche con Scorrimento Orizzontale

L'evoluzione degli otturatori a tendine metalliche con scorrimento orizzontale...

La fotografia e la memoria: il potere delle immagini nel preservare il passato

L’idea di conservare il passato attraverso le immagini ha...

La Camera Obscura

Il termine camera obscura (in italiano camera oscura) fu...

L’invenzione delle macchine fotografiche

Come già accennato, le prime macchine fotografiche utilizzate da...

La pellicola fotografica: come è fatta e come si produce

Acolta questo articolo: La pellicola fotografica ha rappresentato per oltre...

Il pittorialismo: quando la fotografia voleva essere arte

Il pittorialismo rappresenta una delle tappe più affascinanti e...

Fotografia e arte: L’influenza della fotografia sulla pittura

La nascita della fotografia, formalmente annunciata nel 1839, rappresenta...
spot_img

Ti potrebbero interessare

Naviga tra le categorie del sito

Previous article
Next article