Descrizione
Un desiderio ardente. Alle origini della fotografia, di Geoffrey Batchen, rappresenta un viaggio intenso alla scoperta delle radici profonde del mezzo fotografico. Il testo indaga la genesi dell’idea di fotografia non come semplice invenzione tecnologica, ma come manifestazione di un impulso antico e universale: trattenere un frammento di realtà attraverso la camera obscura e i primi procedimenti chimici. La riflessione di Batchen parte dalle visioni precursori di Dürer, attraversa l’epoca romantica e giunge ai pionieri reali – Niépce, Talbot, Daguerre e Bayard – mostrando come ciascuno di loro abbia dato voce a un’aspirazione condivisa, trasformando impulsi artistici e scoperta scientifica in un’unica, potente invenzione.
La prosa di Batchen, raffinata e mai pomposa, guida il lettore attraverso una narrazione che fonde riferimenti filosofici e resoconti storici: l’autore utilizza la genealogia di Foucault e spunti della decostruzione di Derrida per evidenziare come la “fotografia” sia sempre stata più un’idea culturale che un oggetto tecnico. Questa impostazione permette di scorgere nei primi esperimenti di camera oscura non solo un progresso di laboratorio, ma l’emergere di un desiderio di eternità, che trova nella luce la materia prima di una memoria collettiva.
Il volume, pubblicato da Johan & Levi in formato tascabile di 255 pagine, unisce saggi e sequenze visive con apparati critici calibrati. Le riproduzioni delle dagherrotipie e dei calotipi sono riproposte con cura tipografica, restituendo dettagli di frammenti che altrimenti rischierebbero di perdersi in biografie più estese. Tradotti da Elio e Marta Grazioli, i testi mantengono uno stile misurato, capace di coinvolgere sia lo studioso di storia della fotografia sia il lettore appassionato di estetica e filosofia visiva.
Batchen dedica particolare attenzione al contesto sociale e culturale in cui prese forma la macchina fotografica: dagli “studi d’artista” di metà Ottocento fino alle esposizioni universali, il libro mostra come la fotografia nacque in parallelo alla modernità industriale, assurgendo a simbolo di progresso e potere. Ogni capitolo si apre con un racconto conciso, che poi si dirama in riflessioni sulla dimensione politica delle immagini, sul rapporto tra immagine e verità, sulla costruzione dell’“autenticità” visiva.
La forza di Un desiderio ardente risiede nell’equilibrio tra approfondimento teorico e narrazione avvincente: Batchen non si perde in tecnicismi eccessivi, ma spiega chiaramente i meccanismi dei primi procedimenti (dagherrotipia, calotipo, albumina) e il funzionamento della camera obscura, senza rinunciare a un linguaggio evocativo. Ne emerge un quadro complesso e affascinante, in cui la storia della fotografia si intreccia con storie di chimica, di arte, di politica e di immaginario collettivo.
Questo saggio si conferma opera di riferimento per chi desideri comprendere non solo chi “inventò” la fotografia, ma perché quell’invenzione fosse inevitabile e destinata a cambiare per sempre il nostro modo di percepire il mondo. Un testo essenziale per ogni biblioteca di storia della fotografia, arte visiva o filosofia del medium.