La Lejeune & Perken fu fondata nel 1852 al 24 di Hatton Garden, Londra, come bottega specializzata in ebanisteria ottica. Louis Edmond Perken, nato a Parigi nel 1829, e il socio Lejeune (probabilmente francese) avviarono la produzione di lanterne magiche e corpi macchina per ambrotipi e ferrotipi, tecniche fotografiche popolari nell’era vittoriana. Le prime realizzazioni includevano strutture in legno pregiato (mogano, noce) con dettagli in ottone, progettate per ospitare lastre di vetro o metallo.
Un aspetto cruciale di questo periodo fu la formazione del giovane F. Louis Gandolfi, futuro fondatore della Louis Gandolfi & Sons, che iniziò la sua carriera come apprendista presso la Lejeune & Perken. L’azienda si distinse per la lavorazione manuale di componenti come i soffietti in pelle e i meccanismi di messa a fuoco a cremagliera, caratterizzati da tolleranze di meno di 1 mm.
Nel 1885, la Lejeune & Perken registrò il marchio Optimus, associato a una nuova generazione di prodotti fotografici. L’anno successivo lanciò la Patent Portable Camera, una fotocamera pieghevole per lastre ¼ di lastra (8,3×10,8 cm), dotata di un dorso a cambio lastra automatico (Plate Changing Back). Questo sistema, azionato da una leva laterale, permetteva di sostituire la lastra esposta senza aprire completamente il corpo macchina, riducendo il rischio di velature.
Nel 1887, l’azienda si trasferì al 101 di Hatton Garden e assunse la denominazione Perken, Son & Rayment, con l’ingresso dei figli di Perken (Frederic Louis e Edgar Theodore) e del socio Arthur Rayment, già noto per le lanterne magiche Rayment & Prescott’s Patent Lamp. La produzione si orientò verso fotocamere di medio e grande formato, con modelli come la Optimus Book Camera (per lastre 12×15 pollici) e la Optimus Detective Camera, una compatta per lastre 4×5 pollici (10,2×12,7 cm) con otturatore centrale a molla.
La Optimus Twin Lens Reflex (1892) rappresentò uno degli apici tecnici dell’azienda. Progettata per lastre 8×10 pollici (20,3×25,4 cm), montava due obiettivi identici Rapid Rectilinear con apertura f/6.3: uno per la ripresa e uno per la composizione su vetro smerigliato. Il sistema a specchio fisso, sollevabile tramite una leva, anticipava le future TLR (Twin Lens Reflex) degli anni ’30.
La Optimus Cyclist’s Camera (1895) fu invece una fotocamera da bicicletta, fissata al manubrio con un supporto antivibrazione. Progettata per lastre 3¼×4¼ pollici (8,3×10,8 cm), utilizzava un otturatore a tendina con tempi fino a 1/100s e un mirino a traguardo per riprese in movimento.
La Optimus Combined Stereoscopic & Snap-Shot (1897) univa la capacità di scattare immagini stereoscopiche e singole su lastre 5×7 pollici (12,7×17,8 cm), grazie a un sistema a doppio obiettivo regolabile. L’azienda produsse anche treppiedi in legno e ottone con teste a sfera, oltre a ingranditori per camera oscura con guide micrometriche in ottone.
Nel 1899, il ritiro di Arthur Rayment portò al rebranding in Perken, Son & Co. Ltd.. La produzione si concentrò su modelli consolidati come la Optimus Ubique, una fotocamera box economica per lastre 3¼×4¼ pollici, e la Optimus Dopfa Magazine Hand Camera (1903), dotata di un magazine interno per 12 lastre.
Tuttavia, l’avvento di fotocamere tedesche a pellicola (come le Kodak Brownie) e otturatori a tendina più efficienti ridusse la domanda di apparecchi a lastra. La Perken, Son & Co. diversificò la produzione verso strumenti scientifici (termometri, barometri) e accessori ottici, cessando la produzione fotografica nel 1913 e chiudendo definitivamente nel 1940.
Le fotocamere Lejeune & Perken erano realizzate in legno di mogano stagionato, con rinforzi in ottone nichelato e soffietti in pelle bovina trattata. Gli otturatori, costruiti internamente, includevano meccanismi a molla per tempi fino a 1/100s e sistemi di sincronizzazione per flash al magnesio. Le lenti, acquistate da fornitori esterni, spaziavano da semplici menischi a obiettivi Rapid Rectilinear per uso professionale.
Il Plate Changing Back, brevettato nel 1886, utilizzava una guida a scorrimento verticale per allineare le lastle, con un sistema a molla che ne garantiva la tenuta luce. Questa tecnologia, sebbene rudimentale, fu pionieristica per l’epoca.